"Che cos'è il genio? E' fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità di esecuzione"
AMICI MIEI atto I

martedì 15 aprile 2008

Una Persona Con Elevato Senso Civico





Cari amici, stakadelusi,


in risposta a questi strani e alquanto sconcertanti eventi elettorali,

vi propongo di lasciare ogni giudizio ai posteri dei posteri e di spostare 

la nostra attenzione su qualcosa di veramente sano e soddisfacente: l'architettura.


Qua ci vuole un po di ossigeno per cercare nelle passioni 

quello che la politica non può darci.


Vorrei iniziare con chi ne abbia interesse un ragionamento sul 

ruolo che l'architettura ha nella sfera della società civile, 

e se in qualche modo, nel nostro piccolo si possa 

sviluppare un'idea di ciò che sarà giusto fare quando opereremo in concreto.


(E per chi è amante della politica, si può fare politica anche con l'architettura, 

un mezzo molto più potente delle parole al vento).


Tutte le volte che l'architettura si interseca, dialoga e incide sulla società,

si trasforma in Architettura (A maiuscola), e a mio modesto parere, 

mostra la sua vera essenza.

Questa visione può costituire tranquillamente un ottimo metro 

di giudizio di un opera architettonica.


Non ci culliamo sull'alibi che l'architettura è il frutto e lo specchio della società.

No.

Dobbiamo fuggire da questa impostazione, è come credere solo alla speranza, 

porta a girarsi su se stessi all'infinito e a cadere inevitabilmente.

Siamo noi (futuri architetti) a dover dare risposte concrete, a risolvere la questione.

(Le Corbusier insegna, e forse lo farà ancora a lungo).


Una vera Architettura (giudizio personale e soggetto a critiche) 

getta lo sguardo oltre l'immediato, si volta anche indietro, ma soprattutto 

guarda negli occhi le persone con cui dialoga. 

E' sincera, altruista, sensibile al tempo.

Rispetta le regole eticamente corrette.

Impara dagli errori, ne commette inevitabilmente altri, rispetta la diversità.

Non da importanza al dettaglio in quanto tale, 

ma considera i dettagli in quanto parti dell'insieme.

L'Architettura non è un dio che sta nel dettaglio, ma è una persona con 

elevato senso civico che sta nella società.  


Concretamente come si fa a generare un'architettura con elevato senso civico?

(Ipotesi da umile studente)

1- Creatività nelle soluzioni progettuali

    (bisogna tornare a creare e a ingegnarsi sul serio);

2- Soluzione che integra tutte le complessità, ma proprio tutte, con la 

     FORMA, l'unica arma a nostra disposizione per 

     concretizzare la teoria (Paolo Desideri, le vogliamo bene);

3- Colore, materiali, spazio e luce, che generano EMOZIONI, 

     fanno stare bene chi ne fruisce;

4- L'architettura non deve mettere in inferiorità chi la attraversa, ma si deve 

     confrontare sullo stesso livello. Non mi piace entrare in 

     luoghi in cui non mi sento a mio agio.



Questi non sono altro che spunti a ruota libera, sui quali si potrebbe discutere all'infinito.

Spero di discuterne con voi in qualche modo.

Vi passo la palla.


Mi aspetto almeno 10 commenti, almeno superiamo quelli di 

quando marco si è fidanzato, per principio, non per altro.

(con tutto il rispetto x marco, ma credo che lui sia d'accordo con me)



Andrea.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

sn contenta ad essere la prima persona a commentare qst post...anche perchè posso addossarmi tutte le critiche inevitabili su qnt sto per dire (le migliori discussioni cn antonio....!)
l'architettura...la cosa più bella che l'artificio ci regala...ho sempre sognato di fare l'architetto, e personalmente sn fiera di aver perseguito cn i miei interessi.
sn daccordo cn te, andrea su quasi tutto quello che hai scritto...incredibile!
le nostre case nn sono belle, eppure ci fanno sentire a nostro agio, sn parte di noi stessi....le nostre architetture dovrebbero far fronte alle esigenze del cliente, della società ma soprattutto dell'anima di chi le abita...a volte sento architetti dire cose assurde per il mio modo di vedere le cose...parlano di pensiline a nastro, piastre attrezzate, percorsi che diventano copertura, ecc....ragazzi....la forma è molto in architettura, cm la funzione...ma siamo seri per cortesia...proporre a studenti le stesse soluzioni per anni, in laboratori diversi per diverse esigenze è ridicolo!
è come dare un gelato ad un eschimese! (scusate ma è l'unica cosa che mi è venuta in mente!)
il problema sta nel fatto che nn si ascoltano più le persone interessate...si pensa a costruire un monumento al proprio ego e si trascurano le cose che fan si che una architettura possa dirsi tale!
ma che succede?
in politica vince per la terza volta lo psiconano testa d'asfalto, la gente esce per le strade cn una mazza in mano e distrugge le auto per la strada, le città diventano mausolei di se stesse...oooooooooooooooooohhhhhhhh!ma ci siamo impazziti!
scusate...sto divagando....
andrè...quello che hai scritto lo condivido e lo apprezzo (marco nn me ne volere!)...ma nn bisogna arrendersi...cm mi piace ricordare, nn serve fuggire dai problemi,bisogna rimanere e cercare di fare bene il proprio lavoro...per usare termini politici...(mmmm)...il sistema si abbatte dall'interno, cn caparbietà e intelligenza..e nn dobbiamo mollare mai!

v_ fiera di essere ASPIRANTE arch.

Anonimo ha detto...

oddioooooooo!
dopo aver pubblicato il commento mi sn resa conto della logorroicità del mio dire....e come al solito senza mlt contenuti!
cmq...nn me ne vogliate!

v

Anonimo ha detto...

Premetto che questo post mi è piaciuto un sacco, e spero che ne pubblichi ancora.
Dato che qui bisogna superare la quota 10 commenti, io do volentieri il mio contributo.
Leggevo l'ultimo punto della lista dei quattro obiettivi dell'architettura :
" L'architettura non deve mettere in inferiorità chi la attraversa, ma si deve confrontare sullo stesso livello. Non mi piace entrare in luoghi in cui non mi sento a mio agio. "
Pensate a quanti edifici esistenti sono stati realizzati senza pensare a ciò, viviamo dentro le scatolette, fatte da qualche ing., arch., geom. che non aveva granchè di tempo per pensare a chi avrebbe interagito con esse, preferiva prendere subito il cash per farsi il Cayenne...
L'Architettura vera (notare la A) nasce solo nel momento in cui chi crea è in grado di capire le esigenze di chi interagirà con essa, dal punto di vista della forma, della vivibilità, delle necessità essenziali, delle emozioni (come scrivi al punto 3).
Per fare questo però credo che occorra tantissima esperienza, non di libri, nè di immagini su libri, ma di sensazioni vere, prese sul campo, sperimentate sulla propria pelle. In questo modo che ciò che viene realizzato non è soltanto l'imitazione di qualcosa, ma il frutto di una ispirazione personale, che deve essere filtrata e rielaborata alla luce della fruibilità futura dell'opera architettonica.
Oddio parlo quasi come un architetto...(dett o da un ingegnere è grave ;o) )
Buon proseguimento.

Anonimo ha detto...

Esistono diverse strade da prendere dopo la maturità, e ognuna di esse è sbagliata per chi la sceglie. Sempre.



ARCHITETTURA\DESIGN: essa viene presa in considerazione dalle persone brave a disegnare o che vogliono progettare la propria casa in futuro. C'è chi pensa che si tratti dell'educazione tecnica che si faceva alle medie(durante la quale invece di disegnare proiezioni ortogonali uno si studiava le materie delle ore dopo). Attenzione! Questo è sbagliatissimo! Architettura è il covo della matematica! Lei è lì, in agguato dietro alle aste e ad i coni, se ne studia più qua che nella stessa facoltà di matematica! Non vi faranno progettare negozi di scarpe, ma calcolare distanze! E' ignobile! E' nascosta così abilmente poi!
E' generalmente frequentata da: gay, froci, finocchi, nespole,lesbiche,lelle,donne assolutamente favolose o assolutamente oscene, uomini iperinfighettiti o radical chic con pashmina di ogni colore, sfigati cronici e punkabbestia con tanto di cani al seguito.
Gli illusi chd vi si iscrivono cadono uno dopo l'altro, in preda agli spasmi, in crisi d'identità. si ritrovano con le matite tra i capelli e le unghie sporche di china, mangiano poliplat a colazione nel latte e mine al posto delle mentine. Escono alle 10 della sera da interminabili revisioni e meditano il suicidio mentre buttano nel tevere le tavole che evidentemente non andavano bene...
Sanno stare svegli nottate intere senza nemmeno accorgersene,hanno uno spiccato senso del dovere che si tramuta in capacità di scoprire i propri limiti. Non hanno bisogno di ubriacarsi quando vanno in discoteca, possono benissimo buttarsi sul cubo o sul primo che capita alle 10 e mezza, per loro è gia tanto essere stati fermi dall'entrata al guardaroba! Tornano a casa e si rendono conto che il loro plastico è li, implacabile a dargli il buongiorno. Capiscono che la vita è inutile se non sai creare un areoporto; si deprimono, e di solito verso il terzo anno decidono di iscriversi a letteratura, musica e spettacolo o scienze delle comunicazioni.
Chi ancora crede in un sogno passa al dams, scopre l'amore per le arti visive e si da al ballo. Diventa un ballerino di fila e porterà tutine bianche dove, durante le prove, disegnerà a matita schizzi di sale conferenze dicendo 'però ero bravo'...

questa mail è dedicata a tutti i pazzi cm noi...che continuano a sperare!
me l'anno mandata!

v

Anonimo ha detto...

Andrè, gran bel post.
Il tuo spunto è come un rigore a favore sullo 0 a 0
al novantesimo...le riflessioni sarebbero tante e un pò già sai il mio pensiero.
Per questo mi voglio soffermare (e lancio una provocazione),
sul fatto che oggi l'architettura è diventata un
altro modo per divenire famosi, per sperare di esserlo,
per essere riconosciuti. Per dare un senso alla vita
di coloro che un senso non riescono a trovare.
Un bisogno narcisistico, insomma.
La vanità, la speranza di ottenere visibilità,
successo e fama, e di sopravvivere dopo morti nel ricordo dei posteri:
Dice Kundera che tutti, chi più chi meno, soffriamo della meschinità della nostra banalissima vita,
e tutti desideriamo sfuggirvi ed elevarci. Tutti, con più o meno convinzione,
ci siamo illusi di esserne degni, di essere i prescelti, i predestinati a tale elevazione.
Quando tutto questo non avviene e sfuggiamo a queste nostre velleità, poco sfortunatamente,
parliamo di Architettura come un servizio, come una risposta, come un qualcosa di cui c'è bisogno
ed è quella, a mio avviso, la nostra unica e necessaria speranza di futuri architetti.
E speriamo che non abbia ragione Peter Blake, secondo il quale in gran parte gli architetti muoiono poveri...Un saluto
Staka_Boz

Anonimo ha detto...

x veronica
grazie x la celerità, un po' meno grazie per la pertinenza al tema, come al solito, mi aspetto di più da te. Vedi di darti una mossa :) scherzo.
Ti consiglio un bel libro, ti piacerà sicuramente credo. si chiama "architettura e felicità" di alain de botton, se vuoi te lo passo.
E ti consiglio anche di dirne quattro a chi ti ha mandato quelle parole che hai scritto nel terzo commento, io personalmente le considero una semi-offesa nei nostri confronti.
Poi io sinceramente non ci spero, ma ci credo con passione nell'architettura.

x sasu
ti ringrazio x il complimento iniziale e per tutto il commento.
Si vede che sei un ingegnere dalle frequenti citazioni per punti (che mi lusingano), ammiro molto le persone precise che parlano per punti, è un chiaro sintomo di corretto approccio al problema, che porta alla fine alla corretta comprensione e risoluzione.
L'esperienza di cui parli alla fine del tuo commento è importantissima, ma va accompagnata da una valutazione critica delle proprie impressioni, poichè ognuno di noi può avere sensazioni diverse di fronte ad una stessa sollecitazione sensoriale.
Un bravo architetto perciò dovrebbe generare con la propria architettura un insieme di output sensoriali percepibili dal più elevato numero di fruitori, e non solo da pochi o solo da lui stesso (parlo di edifici pubblici, per quelli privati basta filtrare il committente).
Quindi non è solo questione di esperienza personale.

x il caro staka_boz
come mi aspettavo sei un grande.
Questo bisogno di essere famosi a tutti i costi ci ha portato ad una banalizzazione fotogenica, come ormai è noto.
E ha portato alla figura degli architetti "impazienti cercatori di novità", come li definisce il Benevolo ("perdendo la pazienza raccomandata da le corbusier, gli aspiranti innovatori ricadono, volentieri o no, nel mercato delle tendenze ideologiche tuttora dominanti")
Molte architetture (o meglio, gli oggetti di design) che vediamo sulle riviste ne sono il chiaro esempio, con foto giganti fatte da fotografi doppiamente bravi (1-perchè indubbiamente fanno belle foto; 2-perchè per far diventare belle certe banalità ci vuole talento), con quegli sfondi di cieli ad effetto, al tramonto, all'alba, ma sempre rigorosamente senza mobili, SENZA PERSONE e senza nemmeno un briciolo di vita, essenziale!!!
Infine se mi trovi una pianta fatta bene di una di quelle architetture, ti pago.
Le foto si ingrandiscono ma le piante, le sezioni, i dettagli (anche a parole), dove ci sono, sono VOLUTAMENTE INSUFFICIENTI a descrivere anche a grandi linee il progetto.
Questa è la prova del 9: la banalità e la scarsa attitudine all'innovazione imperversano tra di noi!
Non si avanza, ci stiamo fermando.
Facciamolo questo sforzo.
(mi scuso per le parentesi)

Andrea

Anonimo ha detto...

E finalmente arriva il mio turno!
Mi scuso per il ritardo ma ultimamente non trovo il tempo neanche per dormire...

Caro Andrea questo è un superPost (come avrebbe detto il caro e capacissimo Staka_Antonio se fosse ancora fra di noi ;)).
Ho da farti qualche appunto:

Secondo me non è del tutto vero il punto in cui dici che si può fare politica con una buona architettura, uno perchè sennò finiamo tutti a pubblicizzare il PD su Ballarò (sapete di chi parlo) e due perchè spesso i professionisti cercano delle soluzioni anche ottimali (ma non sempre) che cozzano con gli interessi economici delle città e quindi stoppati e riformati dai politici. Questo rafforza sicuramente molti tuoi concetti fatti nel post, ma secondo me oggi l'architetto (e quindi la sua l'architettura) è schiava del suo tempo e della società, concordo che questo non sia giusto, ma non vedo via d'uscita al problema perchè molti dei docenti che oggi ci formano (non tutti per fortuna) sembrano si siano dimenticati dei grandi maestri e delle loro esperienze, e ci formano quasi come dei muratori (con tutto il rispetto), oppure sono talmente invasati dal loro ego che si sentono maestri del tempo...dov'è l'umiltà che ci dovrebbe spingere verso la soluzione a tanti problemi?

Parlando di celebrità (anche per coinvolgere il grande Boz che stimo da morire) mi permetto due citazioni una mia: "essere non è un dovere, ma una possibilità fattibile" e l'altra l'ho ripresa da un film di 3za categoria: "gli eroi muoiono, i miti restano nel tempo", con queste due voglio dire che secondo me se si cerca il successo non è un errore, perchè se riesci ad essere qualcuno perchè fai e proponi le tue idee in modo umile e ponderato non credo ci sia qualcosa di male, oppure se per una botta di culo arriva amen, l'importante è che si resti con i piedi per terra, semmai un problema è quello che si fa per ottenerlo che è sbagliato, ma forse è proprio questo il concetto che avete evidenziato tu e il Boz.

Trovo giusto quando dici che l'arch deve farti sentire a tuo agio, ah! se tutti ragionassero a tavolino il mondo sarebbe migliore!
purtroppo spesso si è egoisti e (anche non volendo) si pecca di superbia (me in primis sia chiaro), comunque credo che nella semplicità ci sia una buona parte di risposte a molti problemi.

voglio concludere perchè tanto concordo su molti punti, ed è chiaro che sia così, vista la gran scuola di pensiero che tiriamo fuori dai nostri discorsi...leggendo questo post mi sono venute molte riflessioni in mente, una su tutte che perdiamo troppo tempo dietro ai voti e non diamo sfogo ai nostri sensi (ma qui torno a dare parziale colpa ad alcuni prof e ai troppi impegni) e una cosa e chiara, devo ancora studiare tanto!
Lo Staka_Marco